Venerdì 25 Ottobre ore 20.45
Sabato 26 Ottobre ore 20.45
Domenica 27 Ottobre ore 16.45
23° CORSO DI TEATRO FIORENTINO
TEATRO DI CESTELLO
presenta
Il bacio di una morta
di
ORESTE PELAGATTI
dall’omonimo romanzo di Carolina Invernizio
regia MARCELLO ANCILLOTTI e REMO MASINI
Anche oggi, trovandoci di fronte a situazioni raccapriccianti o macabre, immorali o sanguinarie o semplicemente di cattivo gusto, molti sono soliti dire: “Roba da Carolina Invernizio!” E così dicevano i nostri nonni e bisnonni che conoscevano la scrittrice meglio delle generazioni odierne, essendo oggi passata quasi completamente nel dimenticatoio. I nostri vecchi erano i primi a leggere le storie di questa maestrina che, ignorata dalla critica ufficiale, fu sempre considerata come “La scrittrice degli analfabeti e degli straccioni”. Antonio Gramsci amava definirla “La gallina della letteratura popolare!” Ad ogni modo, Carolina Invernizio, oltre che feconda scrittrice, fu anche una buona giornalista e teneva a Firenze salotti letterari molto alla moda e frequentati anche dai suoi denigratori che, magari, leggevano anch’essi, di nascosto e con avidità, i suoi romanzi. Comunque, a dispetto della scarsa considerazione in cui furono sempre tenuti, i romanzi della Invernizio – pieni di sepolte vive, di morti fatti a pezzi, di diaboliche trame, di tremende vendette, di orfanelle infelici e sedotte e di improbabili agnizioni finali – fecero piangere le generazioni della fine del secolo scorso e salvarono dal fallimento la Casa Editrice Salani di Firenze, sull’orlo del fallimento: piroscafi stracolmi dei romanzi della scrittrice partivano per le Americhe, richiesti a gran voce dai nostri emigrati. La chiave di questo enorme successo popolare è da ricercare nel fatto che le storie della Invernizio, prima che essere parto assurdo della sua fervida, coloratissima e lugubre fantasia, erano cronaca di quella piccola Italia alla quale appartenevano i suoi affezionati lettori: inequivocabilmente, i suoi eroi e le sue eroine, nobili o straccioni che fossero, erano il ritratto della buona borghesia umbertina, molto provinciale e notevolmente sprovveduta. La lettura che viene data del suo romanzo è l’unica oggi proponibile: oltre che essere critica, è ironica e comica, con momenti di assurdi nonsense, come assurda è la vicenda narrata, che avviene in una Firenze nobile e mondana dell’ultimo decennio del secolo scorso. Per questo motivo, per la ricreazione degli ambienti e delle atmosfere, ci siamo voluti tuffare in un decadentismo e in un dannunzianesimo portati all’eccesso, con gestualità ispirate al cinema muto e recitazione esageratamente enfatica.